sabato 19 febbraio 2011
Il Fini non giustifica i mezzi
E’ avvenuto esattamente il contrario! Bersani non ha trovato di meglio che rilasciare una ampia intervista alla Padania. In essa, non solo sono state date garanzie alla Lega sul federalismo (riforma che, a detta di Bersani, sarebbe gradita solo alla Lega e allo stesso Pd), ma è stato apertamente contestato il fatto che il partito di Bossi sia da considerare razzista e xenofobo! Se non siamo alla riedizione della dalemiana “Lega costola della sinistra”, poco ci manca.
Come se questo non bastasse, Nichi Vendola, dopo aver martellato per mesi sulle primarie come percorso ineludibile per ricostruire la sinistra, è uscito con una doppietta micidiale. Governo di transizione anche con Fini. E Rosi Bindi alla guida di questo fantomatico esecutivo che dovrebbe inglobare, appunto, da Fini a Vendola!
Due prese di posizione sbagliate, quelle del Pd e di Sel, che, contemporaneamente, hanno ridato fiato a Berlusconi e hanno dato una immagine del centro sinistra incapace di proporre una alternativa credibile, se non una improbabile ammucchiata!
Il tutto ancor più assurdo visto che ormai da due mesi, da ultimo l’Ipsos su il Sole 24 Ore del 17 febbraio, i sondaggi danno il centro sinistra (Pd, Idv, Sel, Fds) vincente contro la destra, in presenza del Terzo Polo.
Per quanto riguarda il Pd si tratta dell’ennesima dimostrazione della sua incapacità di essere realmente un perno credibile di una vera opposizione, seppure moderata, a Berlusconi e al berlusconismo. E spiega, a mio parere, la sua continua erosione di consensi, pur in presenza di una crisi verticale del leader del centro destra e dell’implosione del suo schieramento.
Ma anche per quanto riguarda Sel e Nichi Vendola la contraddizione è pesante. Come è possibile pensare di mantenere un profilo di sinistra, come ha fatto il Presidente della Puglia in questi mesi, su temi come l’appoggio alla Fiom-Cgil, ai lavoratori di Mirafiori e di Pomigliano, ai comitati per l’acqua bene comune, e contemporaneamente proporre un governo, seppure di transizione, con Fini e il terzo polo? Vendola ha avuto una lunga esperienza parlamentare, quindi sa benissimo che non esistono governi che fanno certe cose e non altre! Dal finanziamento delle missioni militari, passando per i provvedimenti economici che dovranno essere presi “perché ce lo chiede l’Europa”, si faranno scelte più “a destra” di quelle compiute dall’ultimo governo Prodi, vista la composizione dello schieramento. E anche sulla stessa legge elettorale, quale sarebbe la proposta? Siamo sicuri che tra quelle forze ci sarebbe una proposta condivisa e che essa sarebbe migliorativa rispetto alla legge attuale? C’è da dubitarne.
Come Federazione della Sinistra proponiamo un’altra strada e invitiamo Sel in primo luogo, ma anche Idv e il Pd, a valutare attentamente la situazione. Prima di tutto crediamo sia assolutamente necessario dare continuità e forza alla diffusissima volontà di lotta e di mobilitazione che c’è tra i lavoratori, i giovani, le donne e, in generale, le classi subalterne. Da quando governa Berlusconi è stato un susseguirsi e un crescendo di grandi manifestazioni di popolo. Il 13 febbraio è stata l’ultima di una lunga serie. Quasi tutte sono state organizzate da movimenti, organizzazioni sindacali, associazioni. Solo una dalle forze politiche di opposizione. E’ venuto il momento – dimostrando di cogliere questa volontà diffusa di lotta e anche di indignazione – di costruire una grande manifestazione nazionale di tutto il centro sinistra, che porti a Roma milioni di persone. Così come, parallelamente, sarebbe importante che la Cgil proclamasse lo sciopero generale, per dare una risposta adeguata, da un lato all’offensiva pesantissima contro i diritti (vedi Marchionne) e dall’altro per chiedere provvedimenti adeguati nei confronti della crisi economica.
Inoltre, se si dovesse votare, come noi auspichiamo, riteniamo di poter dire che la proposta che avanziamo da tempo, quella del Fronte democratico composto da Pd, Idv, Sel e Fds, sia non solo la più giusta, ma quella realisticamente possibile e, stando ai sondaggi degli ultimi 2 mesi, in grado di vincere. Infatti per come si è sviluppata la dialettica politica in questo ultimo anno solo la presenza di tre poli consentirebbe a tutti di raccogliere il massimo dei consensi. Vale per Fini, che in una coalizione con forze di sinistra perderebbe buona parte del proprio elettorato, ma vale anche per la sinistra che vivrebbe un problema speculare se fosse in uno schieramento con la destra.
Infine due riflessioni su di noi.
Qualcosa comincia a muoversi nella giusta direzione. E’ stata predisposta una campagna nazionale sui temi sociali: redistribuzione del reddito, lotta alla precarietà, intervento nel sociale, difesa dell’ambiente, con tanto di proposte – semplici e chiare – su dove prendere le risorse e su come utilizzarle. Su questi temi nei prossimi mesi saremo presenti in tutte le piazze d’Italia. Inoltre sono ormai terminate le assemblee regionali della Federazione della Sinistra che hanno visto una ottima partecipazione di compagne e compagni. Ovunque si stanno costituendo gli organismi regionali e provinciali. Vanno battute le ultime resistenze e vanno superate tutte le diffidenze, sapendo che, pur con tutti i limiti, non c’è alternativa a questo progetto. Chi pensa di tornare indietro commette un grave errore poiché da un lato non valuta che la consistenza singola dei soggetti che compongono la Federazione (in questo caso parlo del Prc e del Pdci) non è più quella di alcuni anni fa, e dall’altro lato non tiene conto di una richiesta di unità, forte e trasversale, che viene dalla nostra base. Anche per questo, proprio perché crea tensione tra il Prc e il Pdci e quindi a tutta la Fds, è sbagliata la scissione che hanno praticato, al di là delle migliori intenzioni, alcuni compagni di Rifondazione. Oggi tutte le nostre energie vanno spese nell’iniziativa esterna come Federazione per recuperare il consenso perso in questi anni e questo lo possiamo fare solo nella costruzione di lotte, di vertenze, di alleanze per battere le destre. Il tema dell’unità è giustissimo a partire da quella tra il Prc e il Pdci, ma essa non può essere costruita spaccando i partiti esistenti e scompaginando la Federazione. Se facciamo prevalere il buonsenso, le ragioni generali su quelle particolari, sono convinto che per la Federazione della Sinistra si potranno aprire spazi importanti a sinistra già in questa primavera densa di appuntamenti, dai referendum alle elezioni amministrative.
Claudio Grassi 17/02/2011
fonte: www.claudiograssi.org
lunedì 14 febbraio 2011
Pistoia: trasporto pubblico, la parola alla cittadinanza!
Trasporto pubblico a Pistoia: la parola ai cittadini
Qua sotto il link del questionario,per raccogliere opinioni della cittadinanza pistoiese in merito alla qualità del servizio offerto dai trasporti pubblici gestiti dalla Copit.
http://www.gctoscana.eu/index.php?option=com_content&view=article&catid=29&id=490&Itemid=9
giovedì 3 febbraio 2011
Acqua: si voti con le amministrative I referendari temono uno scippo
C’è un’orgia in Italia di cui non parla nessuno: l’orgia delle privatizzazioni. E se se ne parla è per dire bugie. Come quando si dice che il popolo dell’acqua vorrebbe il ritorno a un passato di inefficienza quando pensa di sottrarre il servizio idrico all’ingordigia delle multinazionali. “Come quando si sostiene che sia l’Europa a imporre la privatizzazione di un bene comune oppure che la privatizzazione, aprendo alla concorrenza, apra a un abbassamento delle tariffe e al miglioramento dei servizi. Dalle esperienze in corso si ricava il contrario. Perchè l’acqua è un monopolio naturale e il prezzo lo decide chi lo detiene”. Margherita Ciervo fa parte del comitato pugliese Acqua bene comune. Ieri era a Roma, nella sede del sindacato dei giornalisti, per il lancio della campagna referendaria per i due Sì. Si tratta, ricordarlo fa bene, dei quesiti più sottoscritti nella storia repubblicana e promossi in prima persona dalla società civile (e Liberazione figura tra i promotori accanto ai movimenti per l’acqua). I partiti, come Rifondazione comunista (“pronta a intrecciare il tema dei beni comuni nella imminente campagna per le amministrative”, dice Maria Campese, responsabile Ambiente del Prc) o Sinistra critica, sostengono l’iniziativa senza se o senza ma. Altri, come il Pd, l’Idv e i vendoliani di Puglia, hanno un atteggiamento quantomeno ambiguo. Ma la raccolta di firme – un milione e quattrocentomila, tre volte oltre il necessario e in tempi record – ha fatto breccia trasversalmente nell’elettorato tanto da spingere il governo ad annunciare, per domani, una “riforma” dei servizi pubblici locali che ha il sapore di uno scippo per chi ha dato vita a questo soggetto politico inedito: “il popolo dell’acqua, appunto, che manifesta la stessa sete di dignità che è scesa in piazza sull’altra sponda del Mediterraneo”, ricorda il missionario comboniano Alex Zanotelli chiedendo alla “sua” Chiesa di schierarsi contro quella che definisce essere “una bestemmia, il decreto Ronchi. In Europa solo l’Italia ha privatizzato l’acqua attraverso il Parlamento”. Così il movimento rilancia: “Niente scippo ma si accorpino i referendum alle amministrative di primavera e si stabilisca una moratoria nell’attuazione del decreto Ronchi almeno fino all’esito della consultazione”, ricorda Paolo Carsetti del comitato referendario presentando il logo, scelto in un sondaggio on line cui hanno preso parte in diecimila. A vincere è stata l’idea di Michele Giugni del comitato pratese. Se il percorso è accidentato, il popolo dell’acqua è deciso a far parlare di sè. Sabato e domenica spunteranno banchetti ovunque per provvedere all’”autofinanziamento partecipato” su modalità originali: funzionerà come un prestito restituito una volta che il comitato referendario avrà ricevuto il rimborso previsto dalla legge. L’agenda è piuttosto articolata: prima della scadenza classica – la manifestazione sui beni comuni prevista stavolta il 26 marzo – ci sarà il festival dell’acqua a Sanremo, in parallelo con la kermesse canora, il 17 e il 18 febbraio, con Andrea Rivera e gli Yo Yo Mundi. Poi ci sarà un convegno sul modello di gestione che ha in mente il popolo dell’acqua per scongiurare che carrozzoni clientelari e corrotti si sostituiscano ai loghi famelici delle multinazionali e delle mafie. A spiegare la modernità di questa battaglia, oltre al comboniano che ha ricordato le stime sui rifugiati climatici, c’è il giurista Stefano Rodotà che ricorda l’articolo 43 della Costituzione in cui si prevede già che comunità di lavoratori e utenti possano gestire servizi essenziali. “L’unificazione politica – per Rodotà – sta avvenendo proprio sui beni comuni”. A quell’articolo s’è già ispirato il comitato pugliese che ha scritto, in un tavolo paritetico con la Regione, la legge per ripubblicizzare l’Aqp (il più grande acquedotto d’Europa e terzo nel mondo) che Vendola aveva giurato di far passare nei primi cento giorni. Quel ddl (dopo aver resistito a un tentativo di modifica da parte dell’ufficio legislativo regionale) arranca ancora in Commissione e alcuni emendamenti del Pd rischiano di snaturarlo “annacquando” i principi che l’hanno ispirato (organismo di diritto pubblico, gestione partecipata, servizio minimo garantito ed esclusione del profitto) con la cessione di “attività collegate” non meglio definite a società miste. Gli interessi di Caltagirone e della Marcegaglia sull’Aqp sono noti. Meno noti sono il tentativo di congelamento del ddl da parte del capogruppo di Sel e il silenzio che il presidente del consiglio regionale (di Sel) oppone da mesi alla richiesta del comitato di un incontro con i capigruppo.
di Francesco Ruggeri
Fonte:sito ufficiale della "Federazione della Sinistra" 3/02/2011