martedì 16 novembre 2010

La scuola pubblica cade a pezzi (letteralmente...)!

“Cadiamo a pezzi”. Lo avevamo voluto scrivere su quei volantini che gli studenti e le studentesse della nostra organizzazione (impegnati a verificare nei loro istituti il rispetto di basilari norme sulla sicurezza) da alcune settimane stanno diffondendo in molte scuole superiori della provincia.

E i pezzi, alla fine, sono caduti davvero; come ha riportato oggi anche la cronaca locale un pezzo di soffitto ha ceduto al Liceo Classico “Forteguerri”. Accogliamo positivamente il tempestivo intervento della provincia, che ha assicurato l’avvio immediato dei lavori di messa in sicurezza del soffitto.

Ma una domanda sorge spontanea. Cosa sarebbe successo se il soffitto avesse ceduto con dei nostri compagni in aula a fare lezione? Il nostro pensiero torna indietro di due anni, al 22 novembre 2008, quando Vito Scafidi, studente di 17 anni, perse la vita nel crollo del controsoffitto della propria aula.

Non basta intervenire dopo i crolli. E’ indispensabile la prevenzione, e un investimento rilevante per garantire la sicurezza.

Noi, studenti e docenti, personale ATA e genitori, mondo della scuola pubblica, stiamo cadendo a pezzi perché mese dopo mese sono tagliati i fondi che dovrebbero garantire la sicurezza e la qualità delle nostre scuole, che dovrebbero garantire il diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione. Tutto questo mentre, è notizia di pochi giorni fa, si trovano centinaia di milioni di euro per finanziare con i soldi dei cittadini le scuole private riservate a pochi.

Per queste ragioni, come Giovani Comunisti di Pistoia, domani (17 novembre) saremo in piazza a Firenze in occasione della manifestazione regionale per il diritto allo studio e ci impegniamo a promuovere, già nel corso della prossima settimana, un’assemblea pubblica, per la cui organizzazione cercheremo di coinvolgere tutto il mondo studentesco e sindacale, al fine di presentare i dati sulla sicurezza nelle scuole pistoiesi raccolti dalla nostra organizzazione e mettere in luce come il Governo Berlusconi, con l’operato dei ministri Gelmini e Tremonti, stia smantellando il diritto allo studio, con l’attacco alla qualità dell’offerta formativa (che da tempo chiediamo sia rinnovata e migliorata), ai diritti degli studenti e dei docenti, alla sicurezza degli edifici dove milioni di persone trascorrono ogni giorno la maggior parte della loro giornata.

Giovani Comunisti Pistoia

Firma l'appello per la verità su Falluja (uso di armi chimiche)

Non ci potrà mai essere una vera pace in Iraq senza che sia fatta verità sui costi umani causati dalla guerra che ha insanguinato, e continua ad insanguinare il paese, e finché non sarà resa giustizia alle vittime innocenti. I documenti pubblicati da Wikileaks ci restituiscono uno scenario inquietante, già noto a chi opera da anni in Iraq. Le prime vittime della guerra sono stati, spesso in modo deliberato, migliaia di civili innocenti. Un caso emblematico è rappresentato dalle gravissime ferite, ancora aperte, causate alla popolazione civile dalla spietata operazione militare compiuta dalle truppe statunitensi nella città di Falluja nel 2003. Allora, e nel periodo che va dal 4 aprile al 5 maggio 2004, la popolazione civile fu sottoposta ad una campagna di bombardamenti indiscriminati che preparò il campo per una seconda offensiva condotta nel settembre 2004. Da allora, e fino a novembre dello stesso anno, migliaia di civili persero la vita e altrettanti furono feriti, o resi invalidi. Altri scomparvero nel nulla.


Appelli alla pace e al cessate il fuoco vennero inviati all’allora Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan con deboli riscontri, nonostante la gravità dei crimini di Guerra che le truppe statunitensi stavano compiendo a Falluja in chiara ed evidente violazione delle convenzioni di Ginevra e del diritto internazionale umanitario. Inoltre, fino ad oggi nessuna iniziativa è stata intrapresa dal governo iracheno o dalla giustizia irachena per indagare ed eventualmente processare i responsabili delle violazioni commesse a Falluja ( causa il divieto imposto alla magistratura irachena di indagare qualunque cittadino statunitense, militare o civile). Per questo torniamo a chiedire con forza un'indagine internazionale.
Inoltre negli ultimi mesi è stato denunciato l’aumento delle patologie oncologiche nell’area di Falluja, le malformazioni dei neonati, e le molte patologie connesse all’uso di armi chimiche da istituti di ricerca, media inglesi e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Riteniamo che a distanza di anni, sia giunto il momento per le Nazioni Unite di impegnarsi al fine di restituire giustizia alle vittime innocenti di quel massacro e a coloro che ne vivono ancora direttamente le conseguenze.
Per questo facciamo appello all’Onu, affinché venga istituita una commissione indipendente che sotto l’egida del Consiglio ONU sui Diritti Umani e in conformità con le procedure speciali possa far luce sulla natura, la gravità e le responsabilità dirette ed indirette per i crimini commessi nella città di Falluja. E che possa poi definire le modalità per risarcire adeguatamente la popolazione civile che da allora soffre le conseguenze di quei crimini. L’Onu dovrebbe impegnarsi anche a nominare un nuovo Relatore Speciale sui diritti umani in Iraq.
Fare verità e restituire giustizia alle vittime di Falluja è un atto dovuto, per riaffermare la centralità del diritto internazionale e dei diritti umani, vittime anche essi di una Guerra scatenata con il pretesto della lotta al terrorismo e che da allora non ha diminuito le sofferenze della popolazione irachena.

per firmare l'appello clicca qui: http://www.unponteper.it/sostienici/petizione1.php