martedì 28 dicembre 2010

(Appello FdS) Iniziativa unitaria della sinistra e sciopero generale

Cari compagni e compagne, l’accordo separato firmato con la Fiat su Mirafiori rappresenta una svolta di enorme gravità nella storia del paese e non può essere considerato una questione sindacale. Non rappresenta solo la demolizione dei diritti sanciti da leggi e Contratto Nazionale. Non prevede solamente un netto peggioramento delle condizioni di lavoro in fabbrica. Il dictat di Mirafiori disegna un ruolo per i sindacati e i lavoratori che è in radicale contrapposizione al quadro di regole stabilite dalla Costituzione repubblicana. L’unica sovranità riconosciuta è quella dell’azienda, da cui tutto promana, compresa la possibilità dei lavoratori di vedere riconosciuta una propria rappresentanza sindacale. Si tratta di una logica opposta all’impianto costituzionale che tutela i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici, che garantisce la libertà di associazione sindacale e che – in generale - basa la democrazia su un bilanciamento tra i poteri.

E’ del tutto evidente che l’offensiva di Marchionne e quella di Berlusconi non sono che le due facce della stessa medaglia. E’ del tutto evidente che questa offensiva congiunta punta allo scardinamento costituzionale e ad un vero e proprio cambio di regime. E’ la Repubblica nata dalla resistenza e fondata sul lavoro che è messa in discussione da queste iniziative. Non si tratta di una questione sindacale ma politica.

Per questo ritengo necessario appellarmi a voi per costruire una risposta unitaria immediata. Per questo vi propongo di condividere e costruire unitariamente iniziative di informazione e mobilitazione, per questo vi propongo di fare unitariamente un appello alla CGIL affinché venga proclamato al più presto lo sciopero generale. Non si può scaricare sulle spalle dei lavoratori della Fiat il peso di un attacco che è generale e non si può stare a guardare di fronte ad una offensiva eversiva che ha un unico precedente nel nostro paese: l’avvento del fascismo.

Paolo Ferrero
Segretario Rifondazione Comunista

Fonte:Il Manifesto 28/12/2010

domenica 12 dicembre 2010

Sul corteo pistoiese del 10 dicembre: l'unità è preziosa, va difesa dalle provocazioni


Questa mattina (venerdì 10 dicembre) i Giovani Comunisti di Pistoia si sono mobilitati a fianco degli studenti scesi in piazza per manifestare il loro dissenso nei confronti delle politiche messe in atto dalle destre al Governo, che colpiscono la scuola pubblica, aprono le porte alla privatizzazione dell’Università e condannano intere generazioni ad un futuro di precarietà, senza sapere e senza lavoro.

Anche oggi, come ormai sanno tutti gli studenti che ci hanno imparato a conoscere nelle manifestazioni degli ultimi mesi, abbiamo messo la nostra organizzazione a disposizione degli studenti, come già accaduto in occasione delle giornate di autogestione e mobilitazione della scorsa settimana, contribuendo a garantire una buona partecipazione dall’intera provincia e ricordando che “vogliamo sapere, sicurezza e futuro”, com’era scritto sul nostro striscione.

Abbiamo sempre scelto di dare un decisivo contributo alla crescita e alla tenuta del movimento studentesco senza voler mettere in evidenza le nostre bandiere e la nostra appartenenza partitica, senza mettere alcun “cappello” alle iniziative degli studenti, senza voler strumentalizzare, come pure qualcuno ha fatto, il movimento per portare acqua al mulino della nostra organizzazione.

Abbiamo fatto questa scelta perché ciò che ci interessa, quando siamo in piazza e nei cortei, non è sponsorizzare i Giovani Comunisti, ma far sì che prendano forza i contenuti che questo movimento studentesco è stato capace di portare all’attenzione della città. “Scuola…non donna di provincia ma bordello”, “Finanziamenti pubblici alla scuola pubblica”, “No alla militarizzazione, sì alla scuola pubblica”, “Gelmini in miniera, Tremonti in fonderia, è questa la nostra democrazia”, “Anche l’operaio vuole il figlio dottore”,“Caro Babbo Natale, quest’anno vorrei andare all’Università anche se non sono figlio di papà!”. Questi erano gli striscioni portati dagli studenti dei diversi istituti. Queste sono le parole d’ordine e le proposte politiche che centinaia di studenti pistoiesi in lotta da settimane stanno portando avanti e che noi condividiamo.

Per questo ci impegniamo a sostenere ancora il movimento studentesco e a lavorare affinché possa crescere e raggiungere gli obiettivi prefissati. Per questo, come Giovani Comunisti di Pistoia, partiremo martedì mattina (14 dicembre) alla volta di Roma, con i pullman organizzati dalla nostra organizzazione (prenotazioni 338 2167511 o gcpistoia@live.it , costo a/r 15€), per portare nella Capitale, il giorno dell’atteso voto di sfiducia al Governo delle destre e di Berlusconi, la lotta emersa dalla piazza di questa mattina e del 30 novembre scorso, per chiedere il ritiro del ddl Gelmini sull’Università, lo stop alla privatizzazione del sapere, maggiori investimenti nella scuola pubblica e nella ricerca, il ritiro delle truppe in Afghanistan per investire i fondi pubblici non nella guerra ma nel mondo della formazione.

Per questo, al termine di un’intensa giornata di mobilitazione, sentiamo la necessità di condividere alcune riflessioni con tutti i ragazzi e le ragazze con cui negli ultimi mesi abbiamo costruito un movimento studentesco anche nella nostra città. Nel corso della manifestazione di stamani sono apparsi anche due striscioni con su scritto “Giovinezza al potere” e “Belli, liberi e ribelli”. Basterebbe, per preoccuparsi di questa presenza, ricordare che questi slogan sono caratteristici, da anni, della destra italiana neofascista. E dovrebbe essere superfluo ricordare che i fascisti non possono certo avere il diritto di scendere in piazza a manifestare, consapevoli che l’antifascismo non è un valore esclusivo della sinistra o dei comunisti, ma la pietra fondante su cui si basa la vita democratica del nostro Paese; perché antifascisti sono tutti gli italiani, tutti coloro che vivono in questo Paese orgogliosi della loro Costituzione e della libertà conquistata. Perché i fascisti sono coloro che non tollerano l’esistenza della Costituzione e di una “Repubblica democratica fondata sul lavoro”. E perché, come spiegava Karl Popper, filosofo liberale ben lontana dalla sinistra e dal comunismo, “se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti, e la tolleranza con essi. Per questo noi dovremmo proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti”.

Ancor di più ci preme sottolineare come la presenza di certi elementi (e, per chiarezza, ci riferiamo ad un piccolo gruppo e certo non a tutti coloro che hanno sfilato, anche inconsapevolmente, dietro quegli striscioni) rappresenti un pericolo per il movimento studentesco stesso. “Giovinezza al potere” sono parole roboanti, affascinanti, ma assolutamente prive di contenuto; sono l’anticamera della trasformazione di un movimento consapevole in un movimento guidato da qualche capetto populista, pronto a scagliarsi contro tutto e tutti, per chiedere che tutto cambi affinché non cambi nulla. “Giovinezza al potere” è un primo passo verso la distruzione di un movimento che è stato capace di intessere rapporti con gli altri soggetti colpiti dalla distruzione della scuola pubblica (i docenti, i lavoratori del mondo della formazione, gli operai delle aziende costrette a chiudere perché incapaci di rinnovarsi senza il supporto della ricerca…). “Dividi et impera” è l’arma preferita dei padroni e di chi vuole distruggere la scuola pubblica, l’unità costruita sui contenuti e su un’altra idea di società, al contrario, è l’unica arma che rimane nelle mani degli studenti e di chi è colpito dalla crisi.

La presenza di certi soggetti al corteo di oggi, d’altronde, fin dalla partenza di Piazza Mazzini non ha rappresentato altro che un elemento di provocazione, tensione e divisione fra gli stessi studenti, come testimoniato dalle ripetute scaramucce verbali. Un copione che conosciamo bene; lo stesso copione, se pur con conseguenze ben più gravi, che i nostri compagni romani hanno vissuto a Piazza Navona il 29 ottobre 2008, quando i fascisti di Blocco Studentesco (la giovanile di Casapound che, non a caso, ha poi stretto ovunque accordi elettorali per sostenere le liste del PdL, principale promotore delle riforme Gelmini che hanno distrutto la scuola) conclusero una mattinata di provocazioni con una carica scatenata da un gruppo di trentenni ai danni degli studenti medi di 16-17 anni in piazza per contestare l’approvazione dei primi tagli alla scuola, contenuti nel ddl 133. E ci preoccupa, nella realtà pistoiese, che questi striscioni incriminati siano stati preparati sotto l’egida di Azione Giovani – Giovane Italia, movimento dei giovani del PdL capace di scendere in piazza contro la Riforma e di rivendicare una presunta indipendenza dal “sistema” nello stesso tempo in cui quell’organizzazione lavora quotidianamente per la riuscita dei progetti della destra e del Popolo delle Libertà in particolare, partito maggiormente responsabile dell’approvazione del ddl Gelmini.

L’unità è un bene prezioso, fondamentale per la tenuta e la vittoria di questo movimento. Per questo ci appelliamo a tutti gli studenti con cui abbiamo condiviso le lotte di queste settimane affinché si impegnino anch’essi a preservarla, tenendo a debita distanza coloro che vorrebbero solo dividere, provocare e facilitare il compito di chi sta distruggendo le nostre scuole e il nostro futuro.

“Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia”

(E. Berlinguer)

Giovani Comunisti Pistoia

giovedì 9 dicembre 2010

Italia di quali Valori?

Ve lo ricordate De Gregorio nella precedente legislatura, passato in poche settimane dal centro sinistra al centro destra? Era dell'Idv. Li conoscete Porfidia, Scilipoti e Razzi? Sono altri parlamentari dell'Idv al centro del "mercato delle vacche" messo in piedi da Berlusconi a Montecitorio. In queste ore Scilipoti sembra aver fatto un passo indietro, mentre Razzi ha appena annunciato la sua adesione a "Noi Sud", il neonato partito che appoggia il Governo Berlusconi. Personaggi che hanno preso i voti degli italiani in nome dell'antiberlusconismo. Così come Calearo, eletto nel Pd, è passato a sostenere Berlusconi. Ma la colpa è di Berlusconi o di quei partiti che candidano questi voltagabbana pronti a vendersi per un piatto di lenticchie? Dove è finita la questione morale a sinistra?

Governo: Ferrero (PRC), mercato vergognoso, elezioni subito

(ANSA) - TORINO, 9 DIC - «Il governo deve andare a casa, servono elezioni subito. E dobbiamo costruire un fronte democratico per sconfiggere Berlusconi con le forze d'opposizione». Lo ha detto Paolo Ferrero, segretario nazionale del Prc-Fds, questa mattina davanti alla Porta 2 di Mirafiori. «Già solo questo mercato che non si può definire con altri termini - ha osservato - dice che il Parlamento va sciolto. È uno spettacolo vergognoso. In più dopo due anni di governo sono peggiorati occupazione, redditi, i giovani non hanno futuro, sono peggiorate l'Università e la scuola». Berlusconi bis? «È uscito anche il film Zombi 2», ha risposto Ferrero

fonte: http://www.gctoscana.eu/index.php?option=com_content&view=article&id=244:voti-italia-dei-valori-voti-berlusconi&catid=14:politica-interna&Itemid=11

Non è una novità per personaggi che "militano" nel partito di Di Pietro fare la figura degli esempi di malapolitica e dell'assenza totale di valori morali.Caso emblematico è nella nostra città,dove il posto in consiglio provinciale del defunto compagno Moreno Bettini,vuole essere accaparrato da Andrea Betti(che prese i voti come candidato PRC e passato in seguito all'IDV,quando si accorse che la falce e martello è il simbolo del lavoro e non delle poltrone).

sabato 4 dicembre 2010

Studenti sulle strisce, la protesta si intensifica

PISTOIA. Studenti di nuovo sulle strade. Stamani, oltre trecento ragazzi degli istituti superiori pistoiesi, hanno trasferito “strisce selvagge” in viale Adua, la strada più trafficata della città. Trecento studenti hanno ripetutamente attraversato i numerosi passaggi pedonali creando caos e lunghe file di auto.

A niente sono servizi gli interventi della Polizia: quando gli agenti facevano allontanare i ragazzi per consentire il passaggio delle auto, loro si spostavano sul passaggio pedonale successivo. Si è andati avanti così per oltre due ore, con i poliziotti che inseguivano gli studenti per impedire loro che l’attraversamento intralciasse il traffico.

Partita persa: i ragazzi hanno di fatto bloccato la lunga arteria. Intanto, la mobilitazione prosegue. Stamani assemblea al Circolo dei ferrovieri degli studenti dell’istituto Pacini per decidere come partecipare a questa protesta contro la Riforma Gelmini ma anche per la difficile situazione dell’edilizia scolastica.
Fonte: "Il Tirreno" 3/12/2010

I Giovani Comunisti sostengono fisicamente i fermenti studenteschi che (finalmente) nelle ultime settimane stanno mobilitando gli istituti superiori pistoiesi.
Rispettiamo la scelta,del collettivo studentesco e degli studenti indipendenti da sigle,di non volerdare colore politico alle mobilitazioni(restando in parte critici rispetto all'utilità politica di questa scelta),perciò parteciperemo ad ogni iniziativa senza vessilli,chiedendo naturalmente che anche altre organizzazioni politiche presenti facciano lo stesso (come fatto fin ora).

venerdì 3 dicembre 2010

14 dicembre: di nuovo in piazza

Il countdown è iniziato. Il 14 dicembre, il giorno della (s)fiducia, si avvicina. Per quel giorno il Parlamento, trasformato lo scorso 30 novembre in bunker dalle truppe del ministro Roberto Maroni per difendere il governo dagli studenti, sarà nuovamente cinto di assedio. A organizzare la giornata di protesta sarà una costellazione di conflitti che si sono ritrovati sotto lo slogan "Uniti contro la crisi". Ieri, presso la sede della Federazione nazionale della stampa italiana, questa costellazione, composta dalla Fiom, dalla "Cgil che vogliamo", dai centri sociali del nord-est, romani e napoletani, dagli studenti universitari (Uniriot e Rete della Conoscenza), dai migranti della gru di Brescia, dal collettivo aquilano 3e32, dal presidio No Dal Molin, dal presidio permanente di Chiaiano, dai comitati di Marano, Giugliano, Taverna del Re, Terzigno, ha presentato le motivazioni della mobilitazione. «Saremo in piazza non per chiedere la sfiducia a Berlusconi» ha spiegato Gianni Rinaldini in apertura di conferenza, «ma per evitare che il dissenso al governo Berlusconi si concluda in una vertenza parlamentare». Il 14 dicembre, quindi, sarà la giornata dell'Altra Italia, quella parte del paese che non si appiattisce sulla discussione politica.«Dentro Uniti contro la Crisi» spiega Luca Casarini dei Centri sociali del Nordest «ci sono persone con percorsi molto diversi: è questa la vera novità. Non saremo in piazza il 14 per dar voce a un "ibrido" fatto dagli studenti più i migranti più gli operai della Fiom più… ma per dar vita a un'altra idea di comunità che si batta contro la desertificazione sociale in corso nel paese».

Perché "Uniti contro la Crisi", percorso nato "verso il 16 ottobre" e consolidatosi prima in piazza con la Fiom, quindi il 17 ottobre in una mega-assemblea a La Sapienza, «è uno spazio comune da praticare» spiega Giorgio Cremaschi, presidente del comitato centrale della Fiom «e nel quale saranno fianco a fianco gli studenti con le Rappresentanze sindacali unitarie di Fincantieri di Ancona o della Fiat di Pomigliano (ieri presenti alla conferenza stampa, ndr) per urlare non solo la nostra sfiducia al governo, una sfiducia diversa da quella "di palazzo", ma verso l'intera classe dirigente, verso questo modello di sviluppo, verso il progetto di società che stanno perseguendo Marchionne e Confindustria». In poche parole, alla "newco Italia" stile Marchionne alla quale stanno lavorando "i padroni", Uniti contro la crisi opporrà una "newco di movimento", un modello di società «dove si potrà costruire una forma di autogoverno sociale scaturente dall'incontro di tutti i movimenti». In questo scenario, gli studenti e il mondo della formazione e della conoscenza avranno un ruolo di primo piano: la notizia dello slittamento della discussione del ddl Gelmini in Senato a dopo il 14 dicembre «è il primo risultato, intermedio, di una mobilitazione forte e determinata» hanno spiegato Roberto Iovino della Rete della Conoscenza e Francesco Raparelli di Uniriot. «Ora si tratta di conquistare, e non di chiedere, dal basso la sfiducia a questo governo, ma non solo». Perché nell'occhio della protesta non ci sarà soltanto il Governo Berlusconi «ma anche la "soluzione" al Governo Berlusconi» ha avvertito Andrea "Tarzan" Alzetta, consigliere comunale di Roma in Action: «noi non dimentichiamo che a chiedere la sfiducia dell'attuale maggioranza saranno personaggi come Gianfranco Fini, colui che ha partorito la legge più razzista d'Europa in tema di immigrazione, colui che ha votato a favore, pochi giorni fa, del ddl Gelmini. E non ci fidiamo di chi, come Casini, ha votato a favore del Collegato Lavoro. Questa è gente senza credibilità. Gente alla quale, noi, urleremo la nostra sfiducia. Non assisteremo, inermi, alla creazione di un "Fronte popolare" che tenterà, in ogni modo, di far pagare ai cittadini, per l'ennesima volta, questa crisi». A rincarare la dose, da Napoli, i comitati territoriali in lotta «contro i miracoli berlusconiani» avvertono: «saremo in piazza il 14 dicembre portando con noi sacchi di immondizia» ha spiegato Antonio Musella del presidio permanente di Chiaiano «per difendere la nostra terra e per veder concretizzata nella sfiducia a questa classe dirigente la lotte sociali di questi anni». Senza dimenticare, ovviamente, come «chi voterà la sfiducia a Berlusconi è comunque stato artefice o complice della distruzione del nostro territorio». Contro Berlusconi, quindi, ma al tempo stesso "oltre" Berlusconi. Il 14 dicembre davanti al Parlamento «ci sarà la più grande manifestazione autorganizzata della storia italiana» ha concluso Giorgio Cremaschi «per non lasciare che il futuro del paese venga imprigionato dai tatticismi politici».

fonte "Liberazione"