Questa mattina (venerdì 10 dicembre) i Giovani Comunisti di Pistoia si sono mobilitati a fianco degli studenti scesi in piazza per manifestare il loro dissenso nei confronti delle politiche messe in atto dalle destre al Governo, che colpiscono la scuola pubblica, aprono le porte alla privatizzazione dell’Università e condannano intere generazioni ad un futuro di precarietà, senza sapere e senza lavoro.
Anche oggi, come ormai sanno tutti gli studenti che ci hanno imparato a conoscere nelle manifestazioni degli ultimi mesi, abbiamo messo la nostra organizzazione a disposizione degli studenti, come già accaduto in occasione delle giornate di autogestione e mobilitazione della scorsa settimana, contribuendo a garantire una buona partecipazione dall’intera provincia e ricordando che “vogliamo sapere, sicurezza e futuro”, com’era scritto sul nostro striscione.
Abbiamo sempre scelto di dare un decisivo contributo alla crescita e alla tenuta del movimento studentesco senza voler mettere in evidenza le nostre bandiere e la nostra appartenenza partitica, senza mettere alcun “cappello” alle iniziative degli studenti, senza voler strumentalizzare, come pure qualcuno ha fatto, il movimento per portare acqua al mulino della nostra organizzazione.
Abbiamo fatto questa scelta perché ciò che ci interessa, quando siamo in piazza e nei cortei, non è sponsorizzare i Giovani Comunisti, ma far sì che prendano forza i contenuti che questo movimento studentesco è stato capace di portare all’attenzione della città. “Scuola…non donna di provincia ma bordello”, “Finanziamenti pubblici alla scuola pubblica”, “No alla militarizzazione, sì alla scuola pubblica”, “Gelmini in miniera, Tremonti in fonderia, è questa la nostra democrazia”, “Anche l’operaio vuole il figlio dottore”,“Caro Babbo Natale, quest’anno vorrei andare all’Università anche se non sono figlio di papà!”. Questi erano gli striscioni portati dagli studenti dei diversi istituti. Queste sono le parole d’ordine e le proposte politiche che centinaia di studenti pistoiesi in lotta da settimane stanno portando avanti e che noi condividiamo.
Per questo ci impegniamo a sostenere ancora il movimento studentesco e a lavorare affinché possa crescere e raggiungere gli obiettivi prefissati. Per questo, come Giovani Comunisti di Pistoia, partiremo martedì mattina (14 dicembre) alla volta di Roma, con i pullman organizzati dalla nostra organizzazione (prenotazioni 338 2167511 o gcpistoia@live.it , costo a/r 15€), per portare nella Capitale, il giorno dell’atteso voto di sfiducia al Governo delle destre e di Berlusconi, la lotta emersa dalla piazza di questa mattina e del 30 novembre scorso, per chiedere il ritiro del ddl Gelmini sull’Università, lo stop alla privatizzazione del sapere, maggiori investimenti nella scuola pubblica e nella ricerca, il ritiro delle truppe in Afghanistan per investire i fondi pubblici non nella guerra ma nel mondo della formazione.
Per questo, al termine di un’intensa giornata di mobilitazione, sentiamo la necessità di condividere alcune riflessioni con tutti i ragazzi e le ragazze con cui negli ultimi mesi abbiamo costruito un movimento studentesco anche nella nostra città. Nel corso della manifestazione di stamani sono apparsi anche due striscioni con su scritto “Giovinezza al potere” e “Belli, liberi e ribelli”. Basterebbe, per preoccuparsi di questa presenza, ricordare che questi slogan sono caratteristici, da anni, della destra italiana neofascista. E dovrebbe essere superfluo ricordare che i fascisti non possono certo avere il diritto di scendere in piazza a manifestare, consapevoli che l’antifascismo non è un valore esclusivo della sinistra o dei comunisti, ma la pietra fondante su cui si basa la vita democratica del nostro Paese; perché antifascisti sono tutti gli italiani, tutti coloro che vivono in questo Paese orgogliosi della loro Costituzione e della libertà conquistata. Perché i fascisti sono coloro che non tollerano l’esistenza della Costituzione e di una “Repubblica democratica fondata sul lavoro”. E perché, come spiegava Karl Popper, filosofo liberale ben lontana dalla sinistra e dal comunismo, “se non siamo disposti a difendere una società tollerante contro l’attacco degli intolleranti, allora i tolleranti saranno distrutti, e la tolleranza con essi. Per questo noi dovremmo proclamare, in nome della tolleranza, il diritto di non tollerare gli intolleranti”.
Ancor di più ci preme sottolineare come la presenza di certi elementi (e, per chiarezza, ci riferiamo ad un piccolo gruppo e certo non a tutti coloro che hanno sfilato, anche inconsapevolmente, dietro quegli striscioni) rappresenti un pericolo per il movimento studentesco stesso. “Giovinezza al potere” sono parole roboanti, affascinanti, ma assolutamente prive di contenuto; sono l’anticamera della trasformazione di un movimento consapevole in un movimento guidato da qualche capetto populista, pronto a scagliarsi contro tutto e tutti, per chiedere che tutto cambi affinché non cambi nulla. “Giovinezza al potere” è un primo passo verso la distruzione di un movimento che è stato capace di intessere rapporti con gli altri soggetti colpiti dalla distruzione della scuola pubblica (i docenti, i lavoratori del mondo della formazione, gli operai delle aziende costrette a chiudere perché incapaci di rinnovarsi senza il supporto della ricerca…). “Dividi et impera” è l’arma preferita dei padroni e di chi vuole distruggere la scuola pubblica, l’unità costruita sui contenuti e su un’altra idea di società, al contrario, è l’unica arma che rimane nelle mani degli studenti e di chi è colpito dalla crisi.
La presenza di certi soggetti al corteo di oggi, d’altronde, fin dalla partenza di Piazza Mazzini non ha rappresentato altro che un elemento di provocazione, tensione e divisione fra gli stessi studenti, come testimoniato dalle ripetute scaramucce verbali. Un copione che conosciamo bene; lo stesso copione, se pur con conseguenze ben più gravi, che i nostri compagni romani hanno vissuto a Piazza Navona il 29 ottobre 2008, quando i fascisti di Blocco Studentesco (la giovanile di Casapound che, non a caso, ha poi stretto ovunque accordi elettorali per sostenere le liste del PdL, principale promotore delle riforme Gelmini che hanno distrutto la scuola) conclusero una mattinata di provocazioni con una carica scatenata da un gruppo di trentenni ai danni degli studenti medi di 16-17 anni in piazza per contestare l’approvazione dei primi tagli alla scuola, contenuti nel ddl 133. E ci preoccupa, nella realtà pistoiese, che questi striscioni incriminati siano stati preparati sotto l’egida di Azione Giovani – Giovane Italia, movimento dei giovani del PdL capace di scendere in piazza contro la Riforma e di rivendicare una presunta indipendenza dal “sistema” nello stesso tempo in cui quell’organizzazione lavora quotidianamente per la riuscita dei progetti della destra e del Popolo delle Libertà in particolare, partito maggiormente responsabile dell’approvazione del ddl Gelmini.
L’unità è un bene prezioso, fondamentale per la tenuta e la vittoria di questo movimento. Per questo ci appelliamo a tutti gli studenti con cui abbiamo condiviso le lotte di queste settimane affinché si impegnino anch’essi a preservarla, tenendo a debita distanza coloro che vorrebbero solo dividere, provocare e facilitare il compito di chi sta distruggendo le nostre scuole e il nostro futuro.
“Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c'è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull'ingiustizia”
(E. Berlinguer)
Giovani Comunisti Pistoia